La pratica di una attività sportiva organizzata da parte di bambini e ragazzi rappresenta un fondamentale bisogno sia preventivo, sia fisiologico, sia psicologico. La disciplina sportiva praticata dai ragazzi in età evolutiva risente il più delle volte delle scelte e delle preferenze dei genitori. Molto raramente il bambino può decidere in proprio ed in questo caso la preferenza, in genere, è molto spiccata verso quelle discipline sportive più diffuse a livello di informazione, ma è soprattutto l’ambiente familiare, con le sue abitudini e le sue tradizioni, che fa nascere nel bambino la vocazione per uno specifico sport. Tuttavia qualsiasi tipo di attività motoria organizzata, se scelta autonomamente dal bambino, va incoraggiata in quanto essa possiede i giusti requisiti per motivare adeguatamente il giovanissimo sportivo. Lo sport, infatti, non si limita a rafforzare fisicamente il bambino ma soprattutto, quando non è imposto, influenza positivamente l’autostima. Tra i cinque ed i sette anni il bambino ha forti motivazioni allo sport. Quando si appassiona ad una attività motoria, ovviamente sotto forma di gioco e di divertimento, manifesta un grosso impegno ed evidenzia la presenza di una motivazione concreta e dominante. Probabilmente i due fattori primari che agiscono da molla sono il gioco e l’agonismo, oltre ad altri fattori secondari.
L’agonismo, se viene vissuto in un contesto organizzato, gestito da un istruttore prepara
to, ed adeguatamente controllato,funziona da decongestionante psichico, favorendo la crescita psichica ed emotiva dell’allievo. La cosa importante è che l’attività venga sempre pro
spettata, sia da parte dei genitori che degli insegnanti come un qualcosa di divertente, un qualcosa che “è bello fare”. Una delle preoccupazioni più sentite dai genitori è quella di trovare lo sport più adatto per i propri figli e “completo”, In realtà non esiste uno sport veramente completo in assoluto, in quanto ogni attività fisica, quando viene indirizzata verso una specializzazione, promuove nel praticante certe caratteristiche a discapito di altre. La cultura popolare vede nel nuoto la disciplina che maggiormente soddisfa l’esigenza di sport “omnicomprensivo”, ma – ad un esame più attento – risulta evidente che neppure il nuoto può fregiarsi di questo titolo perché, per esempio, non interviene su importanti qualità quali l’abilità di coordinare il corpo rispetto allo spazio circostante, la propiocettività, la capacità di saltare, correre o lanciare oggetti , di lavorare insieme agli altri per un obiettivo comune. Un ulteriore aspetto da non trascurare è la distinzione tra sport individuali e sport di squadra. In realtà, questa distinzione ha più ragione di essere quando l’attività sportiva è finalizzata ad un risultato agonistico, quindi può essere veritiera per un’attività praticata da un ragazzo o da un adulto, piu’ che per un bambino.
Sport individuali:
Questa categoria comprende gli sport individuali quelli cioè, in cui un singolo individuo, e non una squadra, è impegnato nel gesto sportivo.
Sport di squadra.: uno sport di squadra è uno sport in cui il singolo evento (incontro, partita) si svolge tra due, o più, squadre opposte, che cercano di prevalere l’una sull’altra mediante il conseguimento di un punteggio, ottenuto dalla realizzazione di un determinato obiettivo. Ogni sport specifico ha un suo obiettivo (o obiettivi) che produce un punteggio (rete, meta, canestro, ecc.). Contestualmente, ogni squadra cerca di impedire agli avversari di realizzare tali obiettivi.
IL Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), nel redigere i programmi per i centri di avviamento allo sport per i bambini di ambo i sessi tra i cinque e i sette anni, prevede che in questa fascia l’attività sportiva sia orientata a fini “fisico-formativi”, soffermando l’attenzione su quattro punti fondamentali, che descrivono le caratteristiche ed i bisogni dei bambini nelle varie fasce d’età:
• fattore auxologico
• strutturazione delle attività basilari di moto
• fattore psicologico-sociale
• modalità di apprendimento.
Fattore auxologico. Tra i cinque e i sei anni nel bambino c’è il primo allungamento, che consiste in una spinta in lunghezza che interessa soprattutto l’apparato osseo, più che quello muscolare e che si incentra soprattutto nelle gambe. Accade quindi che lo scheletro aumenti di peso, le leve ossee si allunghino senza che vi sia, però, un adeguamento della forza muscolare. La colonna vertebrale può tendere ad incurvarsi, dando origine ad attitudini quali la cifosi e la scoliosi, soprattutto quando lo sviluppo non è perfettamente simmetrico sul lato sinistro e su quello destro del corpo. Dai sette anni incrementa la capacità respiratoria, quindi la colonna vertebrale e la gabbia toracica soffrono particolarmente se manca un’adeguata attività fisica. A partire dagli otto anni, invece, c’è un certo aumento della massa e della forza muscolare che, se oculatamente guidata, porta a supplire alle carenze dei periodi precedenti.
Attività basilari di moto. Il barn bino attraversa, lentamente e durante tutto l’arco dell’età scolare, un processo di evoluzione neurofisiologica, definito “dominanza”, che fa sì che, di solito, il lato sinistro del suo corpo abbia funzioni di sostegno, appoggio e difesa, mentre il destro abbia funzioni di attacco, slancio ed offesa. Questo processo ha origine dalla mano e si evolve poi in tutto il lato del corpo, fino ad arrivare alla cosiddetta ‘ ‘lateralizza-zione”, cioè la divisione del lato del controllo nervoso delle due metà del corpo. Senza la lateralizzazione non si è in grado di compiere efficacemente dei gesti sportivi. Il bambino non nasce lateralizzato, ma lo diventa sulla base della maturazione delle strutture nervose e finché non la raggiunge il suo schema corporeo e l’efficacia dei suoi movimenti saranno imprecisi. Ne sono sintomi la difficoltà di riconoscere il sopra e il sotto, la destra dalla sinistra, in generale la disorganizzazione psicomotoria. A questi aspetti va aggiunto lo sviluppo dello schema corporeo, cioè l’immagine di sé che il bambino ha e l’acquisizione dello schema corporeo, che si completa alla fine dell’età scolare. Lateralizzazione, schema corporeo, organizzazione spazio-temporale, sono i presupposti ed il risultato della maturazione del bambino. La lateralizzazione, come processo neuro-fisiologico, ha importanti implicazioni sugli altri due, che sono più tipicamente psicologici. Proporre ad un bambino un’attività, cioè un tipo di esperienza cognitiva, per la quale non sia ancora maturo può essere non solo improduttivo, ma addirittura controproducente. Il bambino, infatti, sceglie tempi e modi dei suoi interessi.
Fattore psicologico-sociale. A cinque anni il bambino risente ancora di una dipendenza morale ed affettiva dagli adulti. Il gioco tra bambini di quest’età è caratterizzato da continui litigi ed aggressioni fisiche ma di breve durata. Il processo in corso, però, porta ad atteggiamenti di tipo sempre più associativo, al cui interno i bambini giocano ed agiscono per realizzare un identico scopo. Dai sei anni incominciano ad esser-ci notevoli progressi nell’acquisizione della consapevolezza del proprio corpo e si diverte ad esplorarne le caratteristiche e le capacità. La sua capacità di socializzazione aumenta e, lentamente, tendono a diminuire le tendenze egocentriche. Verso gli otto anni, infine, aumenta e si rende del tutto evidente il bisogno di auto-realizzarsi.
Modalità di apprendimento.
L’apprendimento di ogni gesto può essere impossibile se prima il bambino non ha appreso gesti più semplici che fungono da “mattoni” per costruire quello più complesso. Il processo tradizionale di insegnamento dei gesti motori (“dimo-strare-far eseguire-correggere”) potrebbe quindi non essere il più corretto, anche perché potrebbe dare origine a situazioni cariche di ansia o di frustrazione. L’obiettivo, pertanto, è quello di indirizzare l’allievo sulla via di una buona esecuzione motoria, affinchè il bimbo acquisisca padronanza dei gesti. A partire dai cinque anni l’apprendimento motorio deve avvenire sempre per gradi, favorendo l’espressione spontanea ed individuale, in forma gioiosa e ludica. L’insegnante deve essere quella di non sottolineare l’errore o correggerlo, ma di stimolare le capacità autocorrettive dell’allievo, inserendovi elementi motivanti l’attenzione e la ripetizione, anche per evitare che il bambino, sopraffatto dall’insuccesso o dalla frustrazione si ritragga dal ripetere l’esperienza..
Si tratta di migliorare in particolare le qualità motorie che possono essere allenate nei bambini: la destrezza, la rapidità di esecuzione, la mobilità articolare e la resistenza organica. Le qualità relative alla forza muscolare possono essere potenziate più in là nel tempo, a sviluppo puberale avvenuto. Nei bambini più piccoli l’attenzione deve essere posta, inoltre, sullo sviluppo delle capacità coordinative e della flessibilità in quanto generalmente queste qualità motorie hanno un limitato margine di miglioramento dopo i dieci anni di età e ancora meno dopo la pubertà. È importante, inoltre, che il programma di allenamento in età pediatrica sia caratterizzato dalla multilateralità perché lo scopo principale deve essere sempre quello di ottenere un miglioramento globale di tutte le qualità fisiche così da consentire al ragazzo una maggiore duttilità e la possibilità nel tempo di margini di miglioramento più ampi.Un allenamento “multilaterale” favorisce lo sviluppo parallelo e contemporaneo delle qualità psicofisiche alienabili nel ragazzo, in quanto utilizza esercitazioni diversificate, alternate e polivalenti
I vari sports possono essere iniziati non prima di una definita fascia d’eta’ o meglio in fasce di eta’ ben definite alcune discipline sportive trovano il loro naturale inizio.
.Età prescolare: 3-6 anni
II bambino si trova nella fase del corpo percepito ed il sistema motorio che controlla i movimenti volon-tari (sistema piramidale) completa la sua maturazione. Si verifica un notevole aumento dell’accrescimento staturale e migliora lo schema corporeo del bambino che diventa in grado di praticare un gran numero di esercizi. La scelta dell’attività deve essere particolar-mente accurata e meticolosa. Ecco un’indicazione degli sport da praticare in questa fase della vita,
4-5 ANNI
Nuoto. Praticato a queste età offre il vantaggio di fare apprendere la cosiddetta “acquaticità”, cioè la capacità istintiva di muoversi a proprio agio nell’elemento acqua. Per di più il bambino, essendo svestito, sviluppa maggiore consapevolezza del proprio corpo. Inoltre, la muscolatura generale sarà impegnata senza il carico del proprio peso corporeo e, pertanto, è consigliato per correggere le posizioni errate che possono causare scoliosi o altre patologie scheletriche, mentre al contempo consentirà un adeguato e ottimale sviluppo delle funzioni cardiorespiratorie. Il rischio che va evitato è quello della monotonia. In ogni caso dovrebbe essere abbinato anche ad attività motorie svolte fuori dall’acqua, II nuoto può diventare nel tempo la disciplina sportiva agonistica definitiva, oppure costituirà una parte della preparazione fisica generale di altre discipline sportive. Da consigliare in particolare ai soggetti asmatici perché l’ambiente caldo-umido giova alla salute di questo tipo di pazienti.
5-6 ANNI
Ballo e danza. Eccezionali per strutturare le attività basilari di moto. L’apprendimento degli scherni motori ne trae un enorme vantaggio.
Ci si coordina nello spazio e con le altre persone, il tutto imparando a tenere il tempo musicale
Ginnastica artistica/ritmica..
Impegna qualità fisiche, quali elasticità e mobilità articolare, spontaneamente ben sviluppate nei giovanissimi. Inoltre, è in grado di impartire una educazione motoria che rappresenterà nel tempo, un insostituibile e prezioso patrimonio di esperienze destinate a durare nel tempo. Il bambino che pratica ginnastica, se confrontato con coetanei sportivi di altre discipline, si distingue facilmente: sa stare in piedi in maniera impettita e tonica, sta seduto correttamente, sa compiere rapidamente e in maniera efficace movimenti anche insoliti e complessi; insomma è un piccolo atleta che co- / nosce il suo fisico e lo sa orientare nello spazio.
Pattinaggio a rotelle e su ghiaccio.
Permette di sviluppare, in particolare, il senso dell’equilibrio.
Sci.
Anche se lo sci è uno sport molto tecnico, i bambini non hanno problemi con gli sci ai piedi. I movimenti richiesti risultano molto naturali anche per i più piccoli. L’alta quota e l’aria pura migliorano le capacità respiratorie dei bambini. I rischi maggiori sono rappresentati dalle cadute. Meglio evitare, per i bambini più piccoli, (sia per il rischio di incidenti traumatici sia per le paure che potrebbero derivarne) i pendii troppo ripidi e la velocità elevata.
Età scolare: 6-10
una fase critica perché il bambino libero di muoversi a suo piacimento fino a questa età, compatibilmente al luogo in cui vive ed alle possibilità familiari, di fatto appena comincia a frequentare la scuola elementare si trasforma in un sedentario a tempo pieno. Per lunghe ore starà seduto nei banchi e, come se questo non bastasse, continuerà a stare seduto anche a casa per fare i compiti, spesso in alternativa o in associazione ad almeno due ore in media di immobilità televisiva.
È quindi molto importante in questo periodo stimolarlo dal punto di vista motorio tenendo presente che in realtà a questa età il bambino si esprime più facilmente con il corpo che con la parola.
Fino agli otto anni si può parlare di gioco motorio, caratterizzato dalla semplicità delle regole, dalla brevità e da un certo egocentrismo. Il bambino non dovrebbe essere indirizzato verso una sola disciplina ma dovrebbe praticare discipline diverse in modo da favorire uno sviluppo globale delle sue capacità motorie.
Dagli otto ai 1 0 anni il bambino acquisisce una certa autonomia motoria ed è in grado di accettare la sconfitta e le regole. Il gioco motorio assume delle connotazioni tipicamente presportive: il mini basket, il mini volley, il rugby Queste attività sono da consigliare soprattutto ai bambini sedentari e obesi. A questa età il bambino può iniziare a dedicarsi con più attenzione ad una singola disciplina di suo gradimento. La scelta dell’attività, infatti, deve sempre rispettare le attitudini del bambino. Ecco un elenco abbastanza completo degli sport più comuni indicati in questa fase.
7-8 ANNI
Calcio. Durante il gioco del pallone il bambino corre e salta, si coordina con gli altri e nello spazio. Si tratta di un’attività sportiva in grado di migliorare le capacità aerobiche e la resistenza agli sforzi prolungati. Ha il limite di non interessare in modo massiccio l’uso delle mani e degli arti superiori.
Pallavolo, pallacanestro.
Rappresentano discipline nelle quali, oltre a correre, saltare e lanciare, il praticante deve afferrare, guardarsi attorno, prendere rapidamente delle decisioni, capire quello che sta accadendo attorno a lui, Migliorano la coordinazione motoria e favoriscono la socializzazione. Sicuramente si tratta di due discipline sportive molto interessanti.
Tennis.
Dal punto di vista atletico con il tennis si sviluppano le capacità aerobiche e la coordinazione. Richiede, inoltre, grandi capacità di concentrazione concorrendo a sviluppare questa qualità psicologica. Il tennis viene, tuttavia, considerato uno sport “asimmetrico” con la possibilità di causare diversi squilibri all’apparato scheletrico e muscolare. Per ovviare a tale inconveniente è importante prevedere attività di “compenso” che stimolino i distretti del corpo meno sollecitati.
Rugby.
Praticandolo il bambino impara a correre, saltare, lanciare, afferrare, cadere, rotolarsi, coordinarsi con i compagni di squadra, gli awersari e gli oggetti che si trovano a 360° attorno, ma anche sopra di lui. In qualsiasi momento il praticante deve sapere dove si trova rispetto agli altri e rispetto al campo di gioco. Ulteriori elementi positivi sono la grinta, lo spirito di squadra, il lavoro di gruppo, ma anche l’esaltazione dell’individualità e la necessità di assumersi le proprie responsabilità. Tra gli aspetti negativi, il rischio di eccedere nell’agonismo.
Atletica leggera.
Lanciare, correre, saltare: si impara quasi tutto quello che il corpo umano può fare. Inoltre, non si può praticare l’atletica senza incrementare notevolmente le proprie qualità fisiche, quindi di sicuro si intraprende un percorso di crescita. In più bisogna considerare che si tratta di un’attività da praticare all’aria aperta.
Pallanuoto e nuoto sincronizzato.
Offrono i vantaggi del nuoto e possono essere più facilmente arricchiti di momenti ludici. Dovrebbero comunque essere abbinati anche ad attività motorie svolte fuori dall’acqua.
Baseball e softball.
Divertenti, veloci, ricchi di esperienze motorie e, soprattutto, praticati all’aperto.
Scherma. Imparare a praticare la scherma significa apprendere rapidità ma anche capacità di resistenza, coordinazione, lucidità mentale, autocontrollo, capacità di gestire i riflessi.Unica perplessità: si tratta di uno degli sport con le maggiori caratteristiche di asimmetria. induce.
DAI 10 ANNI
Arti marziali.
Se ben gestite, sono discipline utilissi-me allo sviluppo dei bambini, che lavorano sulla coordinazione, sulla mobilità articolare, entrano in contatto con la propria aggressività ed imparano a conoscerla.
Canoa, canottaggio e kayak.
Sono sport attraenti che hanno il vantaggio di essere visti, dal bambino, come giochi entusiasmanti. Sono attività di resistenza, una componente dell’attività motoria poco alienabile nelle fasi di vita precedenti. Per una crescita completa, dovrebbero però essere integrati anche da altre attività.
Ciclismo e mountain bike. Sono attività di resistenza, una componente dell’attività motoria poco alienabile nelle epoche di vita precedenti. Sport salutare per tutti in quanto non sovraccarica il rachide. È’ molto meglio non chiedere ad un bambino di pedalare su un rettilineo, ma sottoporgli un percorso ad ostacoli che stimoli la sua fantasia.
Equitazione. Insostituibile è l’arricchimento umano che fornisce lo sport all’aperto, in ambiente campestre e a contatto con un animale come il cavallo. Come sport per la crescita necessita dell’integrazione di altre attività.
Etàpre-puberale: 10-12 anni | puberale: 12-14 anni
post-puberale: 14-16 anni
Questa fase di crescita è caratterizzata da una maggiore maturazione del sistema neuroendocrino e da un significativo sviluppo dell’apparato muscolare. Lo sforzo fisico in questa specifica età è dinamico e di breve durata. La potenza aerobica, tuttavia, non ha ancora raggiunto livelli elevati. L’attività motoria assume connotazioni prettamente sportive. Si consiglia l’alternanza di sport di squadra (quali la pallanuoto, il calcio, la pallavolo, la pallacanestro), dove l’elemento socializzante rende meno pesante l’eventuale sconfitta grazie ad un frazionamento delle responsabilità, con sport individuali come la scherma, l’equitazione ed il tennis che evidenziano il desiderio innato di confrontarsi direttamente con l’avversario.
Per un miglioramento della prestazione fisica in queste discipline sportive sono sufficienti gli esercizi a corpo libero per tonificare i muscoli, per migliorare la mobilità articolare e la coordinazione. La forza, la velocità e la resistenza possono essere incrementate solo dopo il superamento della fase puberale. La scelta dell’attività deve essere scrupolosa ma flessibile e attenta al desiderio del ragazzo.
in piscina con i genitori Rivolti ai bambini dai 3 mesi ai 3 anni, accompagnati da un genitore, i corsi di nuoto baby stimolano la propensione all’acquaticità favorendo lo sviluppo psicofisico, intellettivo e sociale del bimbo. Da un punto di vista medico non ci sono controindicazioni, a patto che al bambino piaccia stare in acqua e che le norme igieniche siano rispettate con il massimo scrupolo. In Italia molti centri sportivi e piscine (pubblici e privati) offrono questa possibilità.