Per le sue caratteristiche la carne è sicuramente uno degli alimenti principali dello svezzamento. Dal compimento dei 4-5 mesi di vita il bambino entra in una fase di crescita con nuove esigenze nutritive; il suo intestino e’ pronto per alimenti diversi dal latte. Il neonato raddoppia il suo peso e quindi ha bisogno di un maggior apporto di energia e ha necessità di alimenti più ricchi per soddisfare il fabbisogno giornaliero di proteine (da adesso fino al compimento del primo anno di vita aumenterà quasi del doppio) e di ferro (il cui fabbisogno, verso i quattro mesi, aumenta molto poiché si esauriscono le riserve accumulate durante il periodo della gravidanza. La carne , oltre a fornire proteine nobili ad alto valore biologico, rappresenta anche una fonte eccellente di Ferro. Dopo il 4°-5° mese di vita, e fino ai 4-5 anni del bambino, il contenuto in Ferro della carne ha una particolare importanza data dalla sua elevata biodisponibilità che deriva dalla forma chimica in cui esso è presente all’interno delle cellule dei tessuti muscolari.
Anche se in questo periodo l’apparato gastrointestinale dei bambino è più maturo e può accettare cibi solidi, è indispensabile che tali alimenti siano proposti nella forma più digeribile possibile. Non è quindi importante il tipo di carne ma il fatto che sia magra ed omogeneizzata: le carni magre, infatti, hanno un tessuto connettivo più fine che viene meglio frantumato con l’omogeneizzazione. Nel nostro paese, con minime differenze da regione a regione, l’abitudine è quella di preparare, dopo il 4° mese di vita, la prima minestrina con brodo e poi con passato di verdure, cuocendovi cereali o pastina conditi con olio di oliva e parmigiano, integrata da carne. Solo per le prime settimane, a causa della eccessiva quantità di aria che si forma nei processi di frullatura o di omogeneizzazione domestica, è preferibile utilizzare liofilizzati od omogeneizzati industriali: dopo tale breve periodo, si possono tranquillamente utilizzare 30-40 gdi carne fresca tritata o sminuzzata, 1 volta al giorno La frequenza settimanale varia, ma in media e’ 3-4 volte.
In questa prima fase, ed in genere fino all’età di 8 mesi, si privilegiano le cosiddette carni bianche (pollo, vitello, tacchino, coniglio): successivamente viene introdotta la carne rossa, ovvero quella di bovino adulto, mentre in epoche successive saranno proposte la carne suina o altri tipi di carne, il cui uso è comunque, anche nella dieta dell’adulto, assai limitato ( carne equina, cacciagione, frattaglie). Un capitolo a parte potrebbe essere riservato alle carni ovine, che possono essere introdotte anche in epoca precoce, al pari di quelle cosiddette “bianche”, ma che trovano un impiego preferenziale solo in quei bambini in cui la somministrazione delle altre carni sia sconsigliata per la presenza di una comprovata e dimostrata allergia alimentare. Naturalmente, all’inizio dello svezzamento, le carni dovranno essere cotte a vapore e, solo successivamente si potranno utilizzare modalità di cottura “ai ferri” o che prevedano l’impiego di olio (da preferirsi al burro), possibilmente a temperature non elevate e per breve tempo.
Le carni, nonostante controlli e restrizioni imposte per legge, non sono indenni dal rischio di contaminazioni: l’epidemia della “mucca pazza” è la prova più tangibile di quanto la catena alimentare sia vulnerabile e, una volta compromessa, possa produrre a cascata danni enormi. Come è noto l’Encefalopatia Spongiforme Bovina (detta anche BSE o malattia della mucca pazza) è una malattia neuro-degenerativa, provocata da particelle di dimensioni microscopiche dette prioni. I veri responsabili di questa epidemia sono però le tecniche di allevamento intensivo con l’utilizzo nei mangimi di farine di carne preparate con ossa e residui di macellazione.