Comunicare con il proprio bambino e’ uno dei problemi genitoriali dei primi mesi di vita.
Per un bambino piangere è il mezzo principale per comunicare; attraverso il pianto potremo capire quando ha bisogno di essere alimentato, quando ha bisogno di essere preso in braccio, quando sente freddo o quando è bagnato e vuole essere cambiato.
E’ un vero e proprio alfabeto del pianto relativamente alla sua intensità, al suono, al ritmo e alle posizioni che il bambino assume.
Il pianto della fame
Se il bambino scoppia in un pianto fragoroso e improvviso che diventa via via più intenso, anche se apparentemente nulla poteva causare tale reazione, e apre la bocca rivolgendola verso di voi se lo prendete in braccio, è manifestatamene affamato.
In questo caso, non essere troppo rigidi con gli orari della poppata e, se possibile, lasciate al neonato la possibilita’ di autoregolarsi , bilanciando la fame con gli orari delle poppate. Evitate, pero’ che prenda il controllo totale della situazione: il suo stomaco ed il suo intestino hanno bisogno di almeno due ore di riposo tra una poppata e l’altra. Bilanciate il suo “autoregolarsi “ con gli orari delle poppate.
Se dovesse rifiutare il latte, è probabile che abbia semplicemente sete. Porgetegli quindi dell’acqua o tisane in un biberon.
Coliche Gassose
Se piange disperato, se contrae braccia e gambe e notate la pancia tesa come un tamburello. Se, mentre e intento a succhiare il latte, si interrompe e inizia a piangere, cercando comunque di continuare a ricevere il vostro latte, è probabile che abbia ingerito troppa aria e questo gli impedisce di nutrirsi ancora.
In questo caso fate una pausa e aiutatelo ad “fare il ruttino”mettendolo a pancia in giù sul vostro avambraccio, massaggiandogli piano la schiena, oppure tenetelo in posizione verticale davanti a voi con la sua testina appoggiata alla vostra spalla.
Sono le temibili coliche gassose, non pericolose, ma fastidiose e dolorose, che lo fanno alimentare male, mangiar meno, avere qualche rigurgito in piu’ e piu’ abbondante. Sono piu’ frequenti la sera e si attenuano , fino a scomparire al 4° mese di vita.
Evitate di dargli il latte, durante gli attacchi di colica, ma usate una tisana di finocchio o uno dei tanti farmaci “anti-coliche” in commercio, dopo il consulto con il vostro pediatra.
Il pianto di stanchezza e richiamo d’amore
Se, girando la testina da destra a sinistra, emette una specie di lamento, con lo sguardo spento e le guance rosse e gonfie, starà tentando, dondolando la testa, di addormentarsi.
Quando notate che il bambino è stanco, o se è sveglio da molte ore, coricatelo nel suo lettino perché prenda sonno da solo. Se piccoli borbottii e gorgoglii, quando è l’ora della nanna, si trasformano, progressivamente in più fragorose proteste e lamenti e, nonostante l’offerta del latte, non smette di lamentarsi, probabilmente sta soffrendo di un po’ di solitudine o di noia e richiede il conforto della vostra presenza.
Cullatelo o cantate una canzone. Sentira’ il vostro amore caloroso e si calmera’ al suono conosciuto della vostra voce. Fategli ascoltare musica: e’ rilassante.
Usate il marsupio, stringetelo al petto, e passeggiate: il bambino, così, percepirà il calore del vostro corpo e il ritmo della camminata.
Il pianto di dolore
Se il bambino e’ lamentoso, con pianto flebile o emette gemiti prolungati potrebbe essere un pianto di dolore. Potrebbe trattarsi di coliche gassose o di un infezione come l’otite, che gli provoca un fastidioso malessere, oppure un’infezione urinaria.
In questo caso, se il bambino ha anche qualche linea di febbre, consultate il vostro pediatra.
Ogni genitore scopre con il tempo qual è la tecnica più adeguate per calmare il pianto del proprio bambino.
Non esiste una regola. E’ il passare del tempo al fianco del vostro bambino che vi aiuta a conoscerlo, a comprendere meglio le sue esigenze ed a rispondere ai suoi bisogni quotidiani.