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Convulsioni febbrili « dott. Mario Pacella

Convulsioni febbrili

La preoccupazione maggiore dei genitori è la febbre elevata e conseguentemente la possibilità di convulsioni.

Pertanto è necessario fare chiarezza sul significato di convulsione, descrivendo brevemente i tipi di tipi e le cause più frequenti delle  convulsioni.

 

Le convulsioni sono contrazioni violente e non volontarie che interessano alcuni muscoli scheletrici volontari.

Una pratica distinzione delle convulsioni è quella che le suddivide in:

  • convulsioni toniche
  • convulsioni cloniche
  • convulsioni tonico-cloniche.

Si parla di convulsioni toniche nel caso che la contrazione muscolare sia prolungata; le convulsioni sono dette invece cloniche quando sono di breve durata e sono seguite da una fase di rilassamento; si parla di convulsioni tonico-cloniche quando c’è un susseguirsi di convulsioni toniche e di convulsioni cloniche.

Le convulsioni sono un sintomo tipico, ma non esclusivo, dell’epilessia, possono infatti essere provocate da altri tipi di patologie o da altre condizioni:

 

La tipologia di convulsione dipende dai cosiddetti foci epilettogeni, ovvero dalle fonti da cui derivano le convulsioni; in base a tali criteri si parla di convulsioni parziali (il focus epilettogeno è situato in una determinata area cerebrale) e di convulsioni generalizzate e continue (il focus epilettogeno è distribuito in diverse zone); il focus non è definito nelle convulsioni epilettiche (convulsioni continue).

 

Le convulsioni febbrili sono crisi convulsive che insorgono in corso di febbre (generalmente superiore a 38°C, ma possono comparire anche a temperature inferiori ), in un bambino di età compresa tra i 6 mesi (eccezionalmente prima) e i 5 anni (eccezionalmente dopo), con un picco tra i 15 e i 18 mesi, che non presenta alcun segno di affezione cerebrale acuta concomitante e che in precedenza non ha mai manifestato episodi critici in apiressia.

Solitamente si manifestano con perdita di coscienza e scosse degli arti, talvolta con uno stato di

irrigidimento o di rilasciamento muscolare. In genere durano alcuni minuti; dopo il bambino può

manifestare una profonda sonnolenza che rappresenta il periodo di ritorno alla normalità.

È eccezionale che si manifesti più di una crisi di convulsioni nel corso di una febbre.

Nella maggior parte dei casi non si verificano nuovi episodi (recidiva) dopo la prima crisi

convulsiva; talvolta invece è possibile assistere alla comparsa di una recidiva o, molto raramente, a

più di una, anche a distanza di mesi, ma sempre in presenza di febbre.

L’elevazione della temperatura accentua l’attività neuronale e abbassa la soglia di eccitabilità. E’ accertata una predisposizione genetica.

Nel 30% dei casi   recidivano in occasione di successivi episodi febbrili; il rischio di recidiva è maggiore (50%) nei primi 18 mesi di vita.

Si distinguono :

– convulsioni semplici, sempre generalizzate, di durata inferiore a 15 minuti, non associate a deficit post-critici, non presentano alcun esito a distanza. L’ EEG è privo di anomalie.

convulsioni complesse, spesso focali o lateralizzate, di durata superiore a 15 minuti, con EEG caratterizzato da anomalie di tipo comiziale e con familiarità per epilessia.

Il rischio di evoluzione epilettica è modesto per le convulsioni semplici (2-4%), più elevato per le convulsioni complesse (7-21%).

La terapia della crisi convulsiva in atto consiste nella somministrazione di anticonvulsivanti benzodiazepinici .

 

In un  bambino che ha convulsioni febbrili, che rispondono alla descrizione fatta in precedenza, ci sono: 

 

 

Cose da non fare:

– non perdere la calma: è meglio che siano i genitori ad aiutare il bambino perché fanno prima di

chiunque altro; portare subito il bambino in ospedale o chiamare il pediatra fa perdere del tempo

e ritarda le cure

– non scuotere il bambino;

– non schiaffeggiarlo o chiamarlo per nome

– non cercare di bloccarlo perché sono manovre assolutamente inutili che ritardano le cure

efficaci.

 

Cose da fare:

– distendere il bambino in un luogo dove non possa cadere o farsi male

– metterlo delicatamente su un fianco, per evitare che aspiri muco o materiale vomitato e per

impedire alla lingua di ostruire le vie aeree

– liberarlo dai vestiti stretti

– eliminare velocemente dalla bocca la saliva e gli eventuali residui alimentari

– somministrare al più presto il clisterino di benzodiazepina, già pronto (Micronoan 5 mg se il bambino è al di

sotto dei tre anni di età, 10 mg se il bambino è al di sopra dei tre anni di età)

– ripetere il clistere se la prima dose viene espulsa, o se la crisi non finisce in 2-3 minuti.


Quando la crisi finisce, contattare il pediatra curante.

 

Quando portare il bambino in ospedale:

– se il bambino ha meno di un anno di età

– se la crisi non regredisce alla seconda somministrazione di Micronoan

– se le crisi si susseguono una dopo l’altra

Per potere accudire il bambino è opportuno farsi accompagnare e non essere impegnati nella guida.

 


La prevenzione 
è la prima cosa da attuare in un bambino che ha già avuto una convulsione febbrile.

Per ridurre il rischio di recidive, quando viene la febbre e la temperatura ascellare supera i 37,5°C e

quella rettale i 38°C, è necessario:

– verificare che il bambino non sia coperto da troppi vestiti

– applicare spugnature di acqua tiepida su tutto il corpo

– somministrare il farmaco antifebbrile.

 

 

In conclusione:

La prima cosa è controllare la febbre, valutare la natura della febbre e porre la diagnosi, consultando il pediatra.Non sempre i tremori con la febbre alta sono convulsioni.