L’acetonemia o chetosi è una situazione molto frequente in età pediatrica ed è dovuta ad un disturbo momentaneo del metabolismo del bambino .
Il bambino che “soffre di acetone” ha di solito tre – quattro anni, ma può essere anche un lattante e si riduce come incidenza con l’aumentare dell’età fino a scomparire poi con la pubertà. Vomito, dapprima alimentare e successivamente acquoso e biliare, in corso di un episodio febbrile o anche ad insorgenza isolata sono i sintomi più comuni. Al vomito, che si ripete ad accessi, si accompagnano mal di pancia, senso di malessere generale, occhi alonati (“occhiaie”), mal di testa, scarsa vivacità, lingua asciutta, patinosa.Il sintomo più classico è comunque l’odore caratteristico dell’alito, che viene subito notato dai genitori, e ricorda la frutta troppo matura. Viene anche chiamato “alito acetonemico” perché, allorquando il paziente inizia ad adoperare i grassi come fonte di energia alternativa agli zuccheri, si producono alcune sostanze (i corpi chetonici) difficili da smaltire, una delle quali è l’acetone. Questa è una sostanza volatile, eliminata con la respirazione che a contatto con l’aria, si manifesta appunto con l’odore caratteristico.Esiste anche una certa predisposizione all’acetonemia, legata all’età (2-6 anni) e alla costituzione, per cui ci sono bambini più soggetti all’acetone di altri.Le crisi acetonemiche sono frequenti in situazioni quali un digiuno prolungato, una malattia acuta febbrile, uno sforzo fisico molto prolungato, una gastroenterite, ma anche per un’eccessiva assunzione di cibi troppi grassi, quali cioccolata, arrosti, patatine o altre fritture. La diagnosi e’ clinica e collegata all’anmesi (assunzione di certi cibi e patologie in corso), ma ci sono stick urinari che rivelano la presenza di corpi chetonici nelle urine, (chetonuria).La terapia consiste semplicemente nell’offrire al bambino bevande zuccherate (thè , spremute, succhi di frutta) da somministrare a piccoli sorsi in caso di vomito. In questo modo si reintegrano le sue scorte di energia e l’organismo riprende ad utilizzare come combustibile gli zuccheri: nel giro di 2 -3 giorni il piccolo si sentirà completamente ristabilito.Ci sono anche terapie farmacologia antiacetoniche , che vengono usate anche in sinergia con l’assunzione di bevande zuccherate.La prevenzione delle crisi di acetone consiste nell’eliminare o per lo meno ridurre dalla dieta del bambino come latte, formaggi, burro, carni grasse, fritti, cioccolato e insaccati, privilegiando invece pane, pasta, patate, riso, pesce, legumi e carni bianche.