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Diramata dalla Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute la circolare riguardante Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2014-2015.
Il documento fornisce raccomandazioni per la prevenzione dell’influenza illustrando le misure di igiene e protezione individuale e approfondendo tutte le problematiche relative alle vaccinazioni.
Per ridurre la trasmissione del virus dell’influenza, recentemente l’Ecdc ha valutato le evidenze sulle misure di protezione personali utili, e ha raccomandato le seguenti azioni:
- “lavaggio delle mani (in assenza di acqua, uso di gel alcolici);
- buona igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani);
- isolamento volontario a casa delle persone con malattie respiratorie febbrili specie in fase iniziale;
- uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale quando si trovano in ambienti sanitari (ospedali)”.
A queste misure si aggiunge il ricorso a vaccinazioni e antivirali. La circolare fornisce informazioni sulla tipologia dei vaccini, la natura del vaccino trivalente stagionale e raccomandazioni sul suo impiego (dosaggio e modalità di somministrazione, conservazione del vaccino, controindicazioni e precauzioni). Il vaccino antinfluenzale è indicato per tutti i soggetti (che non abbiano specifiche controindicazioni) che desiderano evitare la malattia.
Ogni anno, nei mesi ottobre/dicembre, il Ssn realizza una campagna volta a informare i cittadini sull’uso dei vaccini e offrire attivamente e gratuitamente la vaccinazione a quei soggetti che per le loro condizioni personali corrano un maggior rischio di andare incontro a complicanze nel caso contraggano l’influenza.
Rientrano nelle fasce di popolazione per cui la vaccinazione è raccomandata:
- “soggetti di età pari o superiore a 65 anni;
- soggetti di età compresa fra 6 mesi e 65 anni con condizioni di rischio ;
- bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico;
- donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza;
- individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti;
- medici e personale sanitario di assistenza;
- familiari e contatti di soggetti ad alto rischio;
- soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori;
- personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani.”
La circolare infine pubblica la tabella delle malattie e delle condizioni che danno diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo.
http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=1725
L’inattivita’ fisica e l’obesita’ infantile sono un problema molto serio e diffuso. Meno del 50% dei bambini in eta’ da scuola elementare, e meno del 28% delle bambine, raggiungono livelli minimi di attivita’ fisica necessaria a restare in buona salute.
L’exergaming, ovvero l’utilizzo di console attive che tracciano i movimenti dei giocatori per controllare il gioco (es. Xbox-Kinect, Wii), diventa sempre piu’ popolare e potrebbe fornire una forma alternativa di esercizio, utile a combattere i comportamenti sedentari dei piu’ piccoli. In uno studio in via di pubblicazione nel Journal of Pediatrics, edito da Elsevier, i ricercatori hanno analizzato gli effetti dell’exergaming sui bambini. Louise Naylor e i ricercatori delle Universita’ di Western Australia, Liverpool John Moores e Swansea hanno analizzato 15 bambini tra i 9 e gli 11 anni, ciascuno dei quali ha svolto 15 minuti di exergaming ad alta intensita’ (Kinect Sports – 200m Hurdles), di exergaming a bassa intensita’ (Kinect Sports – Ten Pin Bowling) e un test fisico graduale sul tapis roulant. I ricercatori hanno misurato il dispendio energetico e la risposta vascolare di ciascuna attivita’ utilizzando la dilatazione flusso-mediata (DFM), una misura riconosciuta delle funzioni vascolari e della salute dei bambini. Dall’esperimento, i ricercatori hanno scoperto che l’exergaming ad alta intensita’ provoca un dispendio energetico equivalente a quello di un esercizio moderato, mentre, quello a bassa intensita’ provoca un dispendio energetico equivalente ad un esercizio a bassa intensita’. In aggiunta, anche se l’exergaming a bassa intensita’ non ha un impatto sul DFM, quello ad alta intensita’ ha ridotto significativamente il DFM, rivelandone gli effetti benefici sulla salute vascolare dei bambini. L’exergaming ad alta intensita’ ha inoltre aumentato la frequenza cardiaca e la quantita’ di energia bruciata. I partecipanti hanno riportato livelli simili di divertimento con entrambi i tipi di gioco, il che indica che i bambini avrebbero continuato a giocare ad entrambe le tipologie di exergaming con la stessa probabilita’. Secondo la Naylor ” l’exergaming ad alta intensita’ potrebbe essere una buona forma di attivita’ per i bambini, con prolungati effetti benefici sulla loro salute”. Queste scoperte confermano l’idea, ormai sempre piu’ diffusa, che attivita’ fisica ad alta intensita’ sia benefica per la salute dei bambini, e l’exergaming ad alta intensita’ dovrebbe essere considerato un mezzo per incoraggiare i bambini a svolgere una vita meno sedentaria.
Per leggere l’abstract in inglese cliccare:
http://www.jpeds.com/content/JPEDSMillsNaylor
In Italia, la legislazione specifica per gli alimenti per l’infanzia è un’ottima garanzia di sicurezza: essa prevede che i contenuti massimi ammessi di residui di pesticidi, micotossine e metalli pesanti siano inferiori rispetto ai corrispondenti limiti previsti dalla legislazione alimentare generale. In particolare, per quanto riguarda i residui di pesticidi/fitofarmaci, il limite ammesso è pari, di fatto, allo zero analitico. Gli alimenti specifici per l’infanzia non possono inoltre contenere OGM.
I bambini sono individui ancora “immaturi” e possono non essere in grado di metabolizzare alcune sostanze con la medesima efficienza dei soggetti in età adulta, con la conseguenza che tali sostanze possono potenzialmente diventare dannose, soprattutto in caso di esposizione rilevante e reiterata. Norme particolarmente stringenti in termini di limiti massimi di residui di pesticidi/fitofarmaci nei prodotti dedicati all’alimentazione nella prima infanzia rispondono proprio all’esigenza di garantire una maggiore tutela di soggetti più “vulnerabili” come i bambini.
La legislazione alimentare per l’infanzia è inoltre garanzia di adeguatezza nutrizionale. Il bambino è un organismo in crescita a cui devono essere garantiti alimenti nutrizionalmente equilibrati, adeguati e specifici per la sua età. Nel primo anno di vita è fondamentale la promozione dell’allattamento al seno che rappresenta la migliore modalità di alimentazione per il neonato e per il lattante, garantendo l’apporto ottimale di energia, macro e micronutrienti. Solo in assenza di latte materno è consigliabile l’utilizzo di formule specifiche, oggi in grado di garantire apporti nutrizionali molto simili a quelli del latte materno e quindi comunque adeguati per il lattante. Successivamente, il momento del divezzamento diventa cruciale: il lattante passa da un’alimentazione esclusivamente lattea a una dieta contenente alimenti diversi dal latte. L’introduzione di nuovi alimenti risponde all’esigenza di sopperire alla sopravvenuta carenza del latte rispetto alle necessità energetiche e ad alcuni nutrienti fondamentali come ferro, zinco e alcune vitamine. Il periodo del divezzamento è inoltre quello in cui si inizia a insegnare le buone abitudini alimentari: gli alimenti specifici rispondono a tutte queste esigenze garantendo al lattante gli apporti nutrizionali di cui necessita.
Non ci sono tuttavia ragioni per demonizzare il prodotto fresco, soprattutto in relazione all’osservazione che i dati italiani più recenti relativi a campioni di frutta e verdura irregolari per presenza di residui di fitofarmaci al di sopra dei limiti di legge sono assolutamente confortanti, essendo questa percentuale inferiore all’1%. I prodotti da agricoltura biologica potrebbero in questo senso fornire un ulteriore aiuto, se l’azienda produttrice è in grado di fornire indicazioni precise circa l’idoneità delle propria produzione.
In ogni caso il prodotto fresco e il prodotto biologico hanno limiti di contaminanti ammessi specifici per l’adulto e superiori rispetto a quelli consentiti per l’infanzia.
La preparazione domestica può certo implicare qualche problema in più rispetto a quella industriale: l’igiene e la sterilità della preparazione non possono essere garantite come a livello industriale, i metodi di frullatura domestici non possono ottenere il medesimo sminuzzamento delle fibre garantito dai processi di omogeneizzazione industriale, esiste il rischio di introdurre un eccesso di aria durante la preparazione domestica, che è invece assente nelle preparazioni industriali.
Il fabbisogno energetico del bambino si differenzia successivamente ancora, dopo il primo anno di vita, a seconda della fascia d’età considerata. L’attenzione alla corretta alimentazione rimane fondamentale per garantire gli apporti energetici e nutrizionali adeguati agli specifici fabbisogni delle diverse fasi della crescita e per prevenire lo sviluppo di patologie come sovrappeso e obesità. Gli alimenti destinati all’alimentazione per l’infanzia hanno un ruolo importante nell’instaurarsi delle buone abitudini alimentari del bambino: essi sono infatti studiati per garantire gli ottimali apporti nutrizionali adatti alle diverse fasi della crescita del bambino, fino ai 3 anni di vita, continuando a garantire sicurezza tossicologia, igienica e microbiologica. Gli alimenti destinati ai bambini garantiscono inoltre il consumo di porzioni adeguate all’età: essi sono preparati in confezioni che rappresentano le giuste porzioni da consumare. Tutte queste caratteristiche fanno dei “baby food” alimenti sicuri e adeguati che assumono un ruolo importante in quel percorso di educazione alla corretta alimentazione che inizia sin da piccoli.
Tratto da una relazione in DitNet del Prof Gian Vincenzo Zuccotti
Sta prendendo piede tra i Pediatri, non solo Italiani, una nuova strada per l’inizio dell’alimentazione del lattante.
Alcuni la chiamano Alimentazione Complemetare , altri Svezzamento Naturale , alcuni hanno abolito la parola Svezzamento e bambini divezzi.
Molti studi sono stati fatti sull’introduzione degli alimenti e scatenamento di allergie alimentari, sul tenere in considerazione la voglia del lattante a mangiare per curiosità, stimolato dal colori e sapori, abbandonando le “vecchie care pappe”, sull’Autosvezzamento.
Tenterò di iniziare un percorso verso le nuove frontiere dell’alimentazione pediatrica.Il vecchio svezzamento è stato ampliamente discusso su questo sito e svolge tuttora un ruolo predominante nell’alimentazione del lattante, ma le nuove tendenze vanno conosciute, studiate e criticate , se necessario, sempre sulla base di studi clinici validi e di vere evidenze.
Mai farsi prendere dal “fremito” del nuovo senza verificare e sperimentare senza una base scentifica adeguata.
Ora introduciamo lo svezzamento naturale, cioè quello compiuto senza troppe regole, imposizioni, orari.
È conforme ai bisogni che necessita il piccolo e si basa su gli stessi cibi che mangia tutta la famiglia; questo approccio, inoltre, favorisce uma maggiore autonomia del bimbo nell’alimentarsi e le regole nell’introduzione dei cibi, rispettando il vecchio schema della prevenzione dell’allergie, sono superate. Normalmente avviene intorno ai 6 mesi di vita.
Per iniziare lo svezzamento naturale è fondamentale che il bimbo sia in grado di stare seduto da solo, sappia masticare e dire “no” se non gli piacesse qualcosa, sia interessato a ciò che mangiano i genitori e che voglia assaggiare e scoprire tutto quello che per lui è nuovo. Il bimbo deve avvicinarsi ai nuovi cibi solidi in maniera autonoma e graduale mediante l’assaggio e la manipolazione degli alimenti; questi ultimi possono essere di varia natura: pane, pasta , riso, farine varie, carne, pesce, legumi, yogurt, verdure e frutta; di solito vengono tolte pappe e purè. Il bambino si ciberà da solo, sembra che questo sistema faccia apprezzare anche gusti diversi. Grande importanza avrà la nascita dei primi dentini che sono gli strumenti indispensabile per la masticazione.
Il concetto che sta alla base dello svezzamento naturale è simile a quello dell’ allattamento a richiesta e va introdotto con piccoli assaggi di cibo alla volta, secondo il sistema di autoregolazione.L’allattamento al seno non va assolutamente abbandonato ma affiancato da questa nuova Alimentazione Complementare e il Latte Vaccino non va introdotto prima dei 12 mesi.
I cibi saranno introdotti sempre quando il piccolo è in buona salute, in piccolissime dosi, aumentando sempre molto gradualmente. Se un alimento era stato rifiutato riproporglielo più avanti potrebbe essere accettato in quanto i bambini spesso cambiano idea. Come dett, non abbandonare totalmente il latte, ma solo quando il bimbo lo rifiuterà. Non bisogna mettergli fretta e neppure cercare di imboccarlo; non lasciarlo mai da solo e non aspettarsi che mangi tutto le prime volte; infine non offrirgli mai cibi che rappresentano un rischio di soffocamento (acini d’uva, noccioline…).Le pappe non vanno del tutto escluse, ma si possono preparare quelle naturali usando ingredienti che compongono il pasto di tutta la famiglia . Gli orari di pranzo e cena del nucleo familiare non devono essere modificati, ma sarà il piccolo che si adatterà spontaneamente e in maniera naturale.
Continua…
In Italia, gli antibiotici sono i farmaci più utilizzati in età pediatrica, soprattutto per il trattamento delle infezioni respiratorie e, secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio Arno nel 2011, gli antibiotici vengono utilizzati dal 42% dei bambini di età inferiore ad 1 anno, dal 66% di quelli di 1 anno, dal 65% tra i 2 e i 5 anni, dal 41% tra i 6 e gli 11 anni e dal 33% degli adolescenti tra i 12 e i 13 anni. E non è tutto. L’Italia risulta tra i Paesi europei con i livelli più elevati di antibiotico-resistenza. Negli ultimi 5 anni la resistenza agli antibiotici è aumentata: se nel 2003 si attestava intorno al 21%, oggi ha superato il 35%.
L’antibiotico, definito anche “l’antibiotico della paura” ha da sempre un effetto rassicurante: rassicura i genitori che vogliono un rimedio sicuro e veloce ed è una falsa sicurezza anche per i pediatri, che subiscono le pressioni.
Eppure, oggi, si sta assistendo ad un’importante inversione di rotta da parte dei pediatri italiani: gli antibiotici si devono assumere in modo appropriato a seconda del singolo caso e soltanto quando siano realmente necessari, cioè per combattere infezioni batteriche e non quelle virali, come spesso sono influenze e raffreddori. Questa è l’attuale raccomandazione delle società scientifiche di pediatria nazionali ed internazionali.
Se ne discute oggi a Palermo in apertura del 70° Congresso Italiano di Pediatria dove i massimi esperti italiani e internazionali sono riuniti per fare il punto sulle nuove scoperte e terapie in ambito pediatrico.
“Gli antibiotici sono farmaci preziosi – sottolinea la Prof.ssa Paola Marchisio, Dirigente Medico presso l’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano – ma vanno usati correttamente e con equilibrio. E’ fondamentale che prima di prescrivere un antibiotico ci sia una diagnosi certa di infezione verosimilmente batterica da parte del pediatra, altrimenti si corre il rischio, come sta accadendo nel nostro Paese, che alcuni di questi farmaci spesso così abusati, perdano di efficacia. L’uso, ma soprattutto l’abuso degli antibiotici a cui abbiamo assistito in questi ultimi trent’anni nel nostro Paese, ha fatto sì che ormai il “bagaglio antibiotici” sia finito e che non possiamo contare su nuove molecole per almeno i prossimi 5 anni”.
Usare, quindi, gli antibiotici in modo responsabile significa tutelare la salute di tutti poiché il loro cattivo utilizzo rischia di rendere più “forti” i batteri e di aumentare la diffusione delle infezioni diminuendo le nostre armi per combatterle.
Le più recenti linee guida approvate dalla Consensus Confererence del 2013 su “l’Impiego giudizioso della terapia antibiotica nelle infezioni delle vie aeree in età pediatrica” indicano che l’uso dell’antibiotico è necessario, per esempio, nei casi di otite media acuta, rinosinusite, polmonite e meningite.
“Raccomandiamo sempre ai genitori – precisa la Prof.ssa Susanna Esposito, Direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano e Presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP) – che in caso di prescrizione medica di antibiotico, questo vada assunto in modo corretto. Il fai da te va sempre evitato: questi farmaci devono essere somministrati ai dosaggi raccomandati dal pediatra, con il numero di dosi indicate nell’arco della giornata e per tutto il tempo utile ad ottenere la completa eliminazione dei batteri che hanno causato la malattia, di solito per non meno di 7-10 giorni. Ed infine non bisogna mai utilizzare una confezione di antibiotico già aperta e utilizzata in precedenza”.
Fonte : Italia news
Il 90% dei bambini italiani assume più zucchero di quello raccomandato già a partire dal primo anno di età . Questo significa che si rischia di creare una generazione di potenziali obesi, diabetici e pazienti odontoiatrici.
Secondo quanto riporta lo studio Nutrintake, condotto dal Prof. Gianvincenzo Zuccotti (Direttore Clinica Pediatrica L. Sacco di Milano, Università degli Studi di Milano) e realizzato su un campione di oltre 400 bambini italiani dai 6 ai 36 mesi, in Italia 9 bambini su 10 già prima dell’anno di età consumano tanto zucchero nella dieta quotidiana.
“Forse non tutti sanno – spiega il Prof. Claudio Maffeis, Professore Associato di Pediatria all’Università di Verona– che la preferenza per il gusto dolce è innata e contribuisce ad influenzare le preferenze alimentari per tutta la vita. Gli zuccheri sono fondamentali per la crescita e il sostentamento quotidiano; la nostra dieta ha già a disposizione tanti alimenti naturalmente dolci che aiutano ad assecondare il gusto dei nostri bambini senza forzature e predispongono ad abitudini salutari Spesso però tendiamo ad addolcire eccessivamente gli alimenti e a preferire cibi ricchi di zuccheri; questi errori, se diventano abitudini nella dieta dei bambini, possono influenzare negativamente la loro salute futura. Infatti se il bambino dovesse acquisire una preferenza spiccata per gli alimenti più dolci potrebbe nel tempo avere un maggior rischio di obesità, carie dentaria e patologie cardiovascolari”.
I numeri di questi rischi sono confermati anche dall’ultima ricerca del Center for Disease Control and Prevention di Atlanta, pubblicata di recente sulla rivista scientifica JAMA, che dimostrano in maniera ancora più forte la correlazione tra eccesso di zuccheri e comparsa di patologie cardiovascolari gravi.
“È bene ricordare – continua Maffeis – che gli zuccheri sono di due tipi: zuccheri semplici, tipicamente il cucchiaino di saccarosio che aggiungiamo, e zuccheri complessi, prevalentemente amidi; entrambi fanno parte dei carboidrati. Gli zuccheri semplici rilasciano energia immediata mentre quelli complessi danno energia con gradualità; è soprattutto con gli zuccheri semplici, aggiunti agli alimenti, che tendiamo ad eccedere per i nostri bambini. Se pensiamo che in natura non esistono carboidrati a rilascio immediato, ci rendiamo conto di quanto possa essere opportuno limitare l’aggiunta di zucchero; anche la frutta, naturalmente dolce, fornisce in realtà un complesso di zuccheri ‘buoni’ che portano con sé altre importanti sostanze quali fibre, vitamine, minerali ecc… con un valore nutritivo ben superiore a quello fornito dal solo fruttosio in essa contenuto”.
- Solo nel 2% dei casi i farmaci possono avere effetti nocivi sul feto, è importante non smettere di o rinunciare a curarsi
- Online il sito www.farmaciegravidanza.gov.it con oltre 400 schede sui farmaci e le patologie più frequenti in gravidanza
- Curarsi in gravidanza è importante perché dalla salute della mamma dipende quella del bambino
- Il 70% dei farmaci somministrati ai bambini è utilizzato off label, cioè fuori indicazione
- I bambini non sono piccoli adulti e per loro “il senso della misura” non basta: non somministriamogli farmaci per adulti modificandone arbitrariamente i dosaggi
- La partecipazione volontaria di bambini e adolescenti alle sperimentazioni cliniche è l’unica strada per garantire dei farmaci “su misura” per loro
- A breve on air le due campagne grazie a una pianificazione pubblicitaria capillare
Due imponenti progetti scientifici di revisione della letteratura internazionale sull’impiego dei farmaci nelle donne – prima del concepimento, in gravidanza e durante l’allattamento al seno – e nella popolazione pediatrica, e due campagne di comunicazione dedicate che ne diffonderanno in modo capillare i contenuti. Sono le iniziative dell’Agenzia Italiana del Farmaco presentate oggi al Ministero della Salute dal Ministro Beatrice Lorenzin, dal presidente dell’AIFA, Sergio Pecorelli e dal Direttore Generale dell’AIFA Luca Pani.
“Ho condiviso pienamente i due progetti dell’AIFA – ha affermato il Ministro Lorenzin – perché sono convinta della necessità di accrescere la conoscenza della popolazione generale e degli operatori sanitari su temi così importanti come la salute delle mamme e dei bambini. Credo sia estremamente utile informare in modo corretto ma semplice, con strumenti dedicati come l’opuscolo “Farmaci e gravidanza”, anche chi non ha competenze specifiche in materia. La gravidanza – ha aggiunto il Ministro – è una condizione naturale, ma è anche una fase della vita caratterizzata da straordinarie trasformazioni. È quindi fondamentale che le donne affrontino con maggiore consapevolezza questi momenti. Oggi i cittadini sono bombardati da informazioni provenienti da fonti non sempre qualificate, e hanno persino a disposizione strumenti per l’autodiagnosi, ma ciò non si traduce in una maggiore conoscenza; anzi, spesso, il diluvio informativo ingenera disinformazione e confusione. Per tali ragioni plaudo alle iniziative scientifiche e comunicative dell’AIFA, che arricchiscono il panorama delle conoscenze e consentono di divulgare informazioni certificate e aggiornate, non solo per specialisti della materia ma per tutti i cittadini”.
“Sono molto lieto – ha affermato Sergio Pecorelli – di raccogliere i frutti di un lavoro avviato oltre due anni e mezzo fa, che ha impegnato molto l’Agenzia e gli esperti coinvolti. Si tratta di due iniziative che attengono a momenti della vita strettamente correlati: il concepimento, la gravidanza e i primi anni del bambino fino all’adolescenza. La prima questione che abbiamo dovuto affrontare è stata di ordine culturale, perché la gravidanza ha di per sé un’aurea di sacralità e di mistero ed è accompagnata da una serie di legittime domande che la donna si pone già quando prende coscienza di essere incinta, rileggendo, con preoccupazione spesso immotivata, i comportamenti dei giorni precedenti, compreso l’eventuale ricorso ai farmaci. È per questo che la donna ha bisogno di essere informata, sostenuta e consigliata in modo da poter assumere decisioni consapevoli sulla propria salute. Alle donne vogliamo comunicare pochi ma chiari messaggi: vivere serenamente la gravidanza è possibile, non bisogna avere paura di curarsi, anzi, non assumere i farmaci potrebbe mettere a rischio la loro salute e quella del bambino; seguire sempre i consigli del proprio medico e dello specialista”.
“Onorato ed entusiasta” si è detto il Direttore Generale Pani “per aver portato a compimento un’iniziativa così importante, sotto il profilo scientifico e comunicativo. Una delle sfide più importanti per un’Agenzia regolatoria, – ha affermato Pani – al di là della fondamentale attenzione all’efficacia, alla sicurezza e all’appropriatezza dei farmaci e alla sostenibilità del sistema, è diffondere una corretta cultura del farmaco. La quantità di informazioni che circolano su ogni mezzo è oggi inversamente proporzionale alla quantità di conoscenza effettiva. Ecco perché le Istituzioni hanno il dovere di essere presenti e garantire un’informazione corretta, autorevole e capillare. Per quel che riguarda l’impiego dei farmaci in età pediatrica – ad esempio – l’obiettivo che ci proponiamo è sensibilizzare la popolazione a un uso responsabile e consapevole dei farmaci nei bambini. Evitare, innanzi tutto, il fai da te: il bambino non è un piccolo adulto, cui somministrare un farmaco per adulti a dosi ridotte; ha delle esigenze specifiche connaturate alle diverse fasi del suo sviluppo fisico e psichico. Inoltre, sosteniamo fermamente la necessità di effettuare un maggior numero di studi clinici registrativi in ambito pediatrico per far in modo che si possano prescrivere ai bambini farmaci che sono stati testati su di loro, di cui quindi si conoscono bene gli effetti, sia in termini di sicurezza che in termini di efficacia. Infatti, circa il 50% dei farmaci impiegati nei bambini (il 70% se si considerano anche i farmaci ospedalieri) non è stato testato su questa popolazione ed è quindi impiegato off-label”.
La revisione bibliografica sui farmaci in gravidanza ha prodotto 270 schede sui principi attivi più utilizzati sul loro profilo rischio/beneficio prima, durante e dopo la gravidanza; 70 “schede patologia” destinate agli operatori sanitari e 70 per le mamme. Tutto il materiale informativo è disponibile sul sito dedicato: www.farmaciegravidanza.gov.it.
Anche nell’ambito del progetto “Farmaci e pediatria” sarà rilasciato un sito con i contenuti scientifici e gli approfondimenti, che includerà un database con l’elenco dei medicinali disponibili per la popolazione pediatrica con indicazione in-label e off-label e la relativa posologia: quasi 9.000 schede a disposizione di genitori e operatori sanitari.
I contenuti scientifici saranno diffusi grazie ad una articolata iniziativa di comunicazione che prevede anche l’utilizzo di spot televisivi e radiofonici sull’emittenza nazionale e locale, affissioni e spazi di arredo urbano, pubblicità dinamica, stampa quotidiana e periodica, generalista e di settore e un opuscolo informativo che sarà diffuso con le riviste nazionali dedicate ai target specifici.
Fonte : AIFA
Uno studio Inglese, curioso e interessante al tempo stesso, associa l’attività fisica della madre a quella del bambino.Bambini di 4 anni che mostrano una relazione diretta tra la propria attività fisica e quella della madre.La stretta relazione è molto più evidente nei fine settimana ed è molto influenzata dal livello di istruzione della madre.
Gli autori concludono che il comportamento materno ha un effetto sul bambino
Abstract: clicca qui http://pediatrics.aappublications.org/content/early/2014/03/19/peds.2013-3153.abstract?sid=e3bae685-8aac-4012-8cc6-1d856bff7291
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