Sul sito ufficiale della Pediatria Italiana c’e’ un interessante articolo del Prof.Bertino dell’ Università degli studi di Torino sul fattore protezione del Latte Umano contro le Infezioni neonatali, come difese passive. Stessi argomenti e studio similare è stato riportato dall’APP nel 2012.Riporto l’articolo integrale:
Disponiamo oggi di conoscenze sempre più approfondite in base alle quali è possibile considerare il latte umano oltre che un alimento un sistema biologico “dinamico”. Particolare interesse viene rivolto a specifici fattori bioattivi che possono fra i vari effetti, non solo garantire all’ospite adeguate difese passive contro le infezioni, ma anche modulare in modo attivo la risposta immunitaria e modificare in modo favorevole la flora batterica intestinale. Sono stati presentati al Congresso Italiano di Pediatria i risultati di alcune recenti ricerche condotte presso la Terapia Intensiva Neonatale dell’Università di Torino in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche che hanno messo in evidenza in modo particolare le concentrazioni e le modificazioni nel latte umano di due componenti, oligosaccaridi e glicosaminoglicani, il cui ruolo biologico anti-infettivo si sta delineando con sempre maggiore evidenza. In particolare le concentrazioni di questi due componenti sono maggiori nel latte delle donne che hanno avuto un parto pretermine e, in generale, nel primo latte prodotto anche dopo un parto a termine, cioè nel latte destinato a soggetti in cui le difese immunitarie sono ridotte.
L’American Academy of Pediatrics ha pubblicato nel 2012 un Policy Statement sui benefici della nutrizione con latte materno. Nel documento è evidente che, se si considerano solo le patologie per cui il rischio a breve o a lungo termine si riduce di oltre il 50% negli allattati con latte materno, ad esclusione del morbo celiaco si tratta di tutte patologie infettive (otite media, infezioni delle alte e basse vie respiratorie, bronchiolite da RSV, gastroenterite) e della enterocolite necrotizzante del pretermine. Di particolare interesse sono tre meta-analisi pubblicate successivamente, che hanno considerato in modo specifico le infezioni respiratorie e gastrointestinali. Sebbene riguardanti studi eseguiti in setting diversi (Nord Europa, Paesi in via di sviluppo e Paesi industrializzati) queste tre meta-analisi concordano nell’evidenziare un effetto protettivo del latte umano verso le infezioni gastrointestinali e respiratorie. Le evidenze scientifiche degli effetti favorevoli dell’allattamento materno sulla prevenzione delle gastroenteriti costituiscono oggi una delle prove più solide in epidemiologia clinica, pari a quelle sull’associazione fra fumo di sigaretta e tumore al polmone.
Le infezioni gastrointestinali e respiratorie costituiscono oggi a livello mondiale la principale causa di morbilità e mortalità in età pediatrica al di sotto dei 5 anni. È stato stimato che nel 2011 si sono verificate 1,3 milioni di morti per polmonite e 700.000 per diarrea. Da notare che il 72% dei decessi per diarrea e l’81% di quelli per polmoniti è avvenuto nei primi 2 anni di età. In particolare la morbilità per diarrea sotto i 6 mesi d’età negli allattati al seno è ridotta del 63%, mentre il rischio di ospedalizzazione per infezioni delle vie respiratorie è ridotto del 59%. L’effetto protettivo del latte materno vs. formula osservato è dose-dipendente, con particolari vantaggi per l’allattamento esclusivo nei primi sei mesi. Questo sottolinea il ruolo rilevante di una adeguata nutrizione nei primi mesi di vita, nei quali l’allattamento al seno costituisce elemento prioritario. Da notare che l’attacco precoce al seno entro le prime 24 ore di vita riduce nei primi 28 giorni il rischio di mortalità per sepsi del 58%, come osservato dal Department of International Health, Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora in una recente meta-analisi in Paesi non industrializzati. Per quanto riguarda il latte umano di banca sappiamo che la pastorizzazione modifica in parte le caratteristiche nutrizionali e immunologiche del latte, sebbene, come risulta dagli studi dell’Università di Torino e di Ancona, alcuni componenti come gli oligosaccaridi e i glicosaminoglicani non risultino alterati dalla pastorizzazione mantenendo quindi almeno in parte una plausibilità biologica di efficacia del latte di banca sulle infezioni. Come sottolinea un recente documento dell’ESPGAN attualmente tuttavia le uniche evidenze cliniche su questi aspetti sono limitate ad una protezione dall’enterocolite necrotizzante neonatale.
Tutte le informazioni cliniche sulle patologie infettive supportano quindi le raccomandazioni della AAP, dell’OMS e dell’Institute of Medicine per un attacco precoce al seno e una durata esclusiva dell’allattamento al seno nei primi sei mesi, che è stata negli ultimi anni oggetto di dibattito. L’Healthy People 2020 ha posto come obiettivo per l’anno 2020 il raggiungimento di una percentuale pari al 25,5% di allattamento esclusivo al seno a 6 mesi di vita. Negli Stati Uniti, secondo i dati dei CDC riferiti al 2010, la percentuale di allattamento esclusivo a 6 mesi è stata del 16,4%; in Italia non esistono dati nazionali sull’allattamento al seno ma solo dati parziali a livello regionale, difficilmente aggregabili. La stima per l’allattamento esclusivo al seno a 6 mesi del VI Rapporto di Aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia ‒ 2012-2013 è intorno al 5%, anche se i dati di una ricerca attualmente in corso in 9 Regioni italiane per valutare l’efficacia dei 7 Passi dell’iniziativa “Comunità Amica dei Bambini” mostrano a 6 mesi valori lievemente superiori (10% e 7 % rispettivamente nelle 24 ore e nei 7 giorni precedenti). È quindi evidente la necessità di proseguire il percorso avviato dalle Società scientifiche, in particolare per l’Italia dalla SIN e dalla SIP, di protezione, promozione e sostegno dell’allattamento al seno anche come strategia prioritaria nella prevenzione delle infezioni in età pediatrica.
Fonte pediatria.it