Qualsiasi alimento puo’ rappresentare un potenziale allergene. Nella vita quotidiana, tuttavia, soltanto un piccolo numero di alimenti e’ responsabile della maggioranza delle reazioni allergiche: nei primi anni di vita latte vaccino, uovo di gallina, grano, soia, arachidi, noci, pesce e crostacei sono la causa del 90% delle reazioni da ipersensibilita’ verso allergeni alimentari. Generalmente la sensibilita’ verso il latte, l’uovo, il grano e la soia vengono perse nel corso dei primi tre anni di vita; piu’ persistenti, anche fino all’eta’ adulta, sono l’allergia alle arachidi, noci, pesce e crostacei.
Allergia (o ipersensibilita’) alimentare e intolleranza, per quanto spesso impiegati come sinonimi, indicano di fatto due condizioni diverse: la differenza risiede nel fatto che nella prima e’ implicato il sistema immunitario,che non viene coinvolta nella seconda.Dunque e’ importante fare una giusta diagnosi prima di istaurare una dieta restrittiva, e spesso inutile, al bambino. Per giungere alla diagnosi occorre dunque conoscere bene la diffusione e le manifestazioni dell’allergia alimentare, raccogliere in maniera scrupolosa le informazioni sulla storia del bambino, visitarlo con altrettanta cura, scegliere in maniera oculata e saper interpretare i risultati dei test diagnostici, delle diete di eliminazione e dei test di provocazione con alimenti. La ricerca del sangue occulto nelle feci e’ un primo esame utile a confermare il sospetto di una allergia alimentare, che, oltre a disturbi quali crampi, gonfiore, aumento degli episodi di rigurgito o di emissione di feci liquide, scatena nell’intestino una reazione infiammatoria, responsabile della perdita di modeste quantita’ di sangue.Un’altra indagine piu’ importante e specifica per una allergia alimentare e’ il prick test (le cosiddette prove cutanee), che consiste nell’applicazione sull’avambraccio di diversi estratti, distinti in “alimenti” e “inalanti”, ai fini di verificare, dopo una piccola scarificazione della cute, l’eventuale comparsa di una reazione locale. Non sempre tuttavia, e’ possibile dimostrare il componente responsabile, e non e’ scontato che il test risulti positivo anche di fronte a un’allergia conclamata nei confronti di un alimento e al contrario talora il test risulta positivo pur in assenza di una allergia alimentare, tranne probabilmente di fronte a positivita’ elevate. La presenza di allergia verso un alimento non implica necessariamente che si debba avere reazione contro altri alimenti della stessa famiglia. Per esempio meno del 5% dei bambini allergici all’uovo reagisce clinicamente alla carne di pollo, anche in presenza di test cutanei e/o RAST positivi, e solo il 10% circa degli allergici al latte vaccino non puo’ assumere carne di manzo o vitello. Tale fenomeno e’ detto “reazione crociata”: la sensibilizzazione a un certo allergene ambientale o alimentare comporta automaticamente una reattivita’ del tutto simile nei confronti di altri componenti, con i quali potrebbe non essere mai avvenuto un contatto.
Limitazione e’ anche l’eta’, perchè i tests non sono attendibili fino a 4/5 anni di vita.La dieta di eslusione è la migliore soluzione, ma è necessario conoscere il potere allergizzante degli alimenti che si introducono con la dieta, fin dallo svezzamento.
Potere allergizzante di alcuni alimenti
In ordine decrescente:
UOVO : ALBUME > TUORLO
LATTE: BETA-LATTOGLOBULINA > CASEINA > ALFA-LATTOALBUMINA
CERIALI: GRANO >MAIS > AVENA > ORZO > RISO
CARNI: CAVALLO > TACCHINO > CONIGLIO > MANZO > VITELLO > AGNELLO
CROSTACEI > PESCE
FRUTTA: ARACHIDE>MANDORLA>NOCE>NOCCIOLA>FRUTTI ROSSI>PESCA>ALBICOCCA>BANANA>PERA>MELA
VERDURE: POMODORO > SEDANO > SPINACI > BIETA > ZUCCHINA > INSALATA > CAROTA > PATATA
LEGUMI: PISELLO > FAGIOLO > FAVA >LENTICCHIA
Esistono diversi modi per eseguire una dieta di eliminazione:
* eliminazione di uno o pochi alimenti sospetti; (piu’ facile all’inizio dell svezzamento quando gli alimenti introdotti sono pochi).
* utilizzo di una dieta “oligo-antigenica”, con un gruppo di alimenti permessi;
* dieta elementare (formula idrolizzata o a base di aminoacidi) .
Il primo tipo di dieta e’ quello che si usa piu’ frequentemente, quando il racconto dei genitori evidenzia un rapporto tra ingestione di un alimento e insorgenza di una sintomatologia . La durata della dieta di eliminazione puo’ variare, a seconda dei casi, da 1 a piu’ settimane.
Il secondo tipo di dieta di eliminazione si basa sulla esclusione di tutti gli alimenti che hanno più probabilita’ di essere in causa e sull’utilizzo di una dieta a base di pochi alimenti a basso potere allergizzante, quali agnello, riso, broccoli, spinaci, lattuga, patata, sale, zucchero, aceto, olio d’oliva. Questa dieta, viene utilizzata piu’ di rado, in specie nel bambino piccolo, quando si sospetta il coinvolgimento di un gran numero di alimenti. Ha il vantaggio di essere abbastanza bilanciata sul piano nutrizionale e tuttavia raramente gradita al bambino, in specie se si protrae.
Il terzo tipo di dieta utilizza formule a base di proteine idrolizzate. Tali formule sono difficilmente accettate dai lattanti di oltre 6 mesi. Usata piu’ spesso nel lattante con intolleranza franca alle proteina del latte vaccino e i suoi derivati.