L’allergia alle proteine del latte vaccino (APLV) è una condizione patologica caratterizzata da una risposta allergica ad alcune proteine contenute nel latte vaccino (soprattutto caseina e b-lattoglobulina) e va tenuta distinta dall’intolleranza al lattosio , (principale zucchero contenuto nel latte) che si distingue in congenita, tardiva e secondaria per deficit di lattasi (enzima intestinale deputato alla sua digestione). L’APLV clinicamente si manifesta con sintomi cutanei, gastrointestinali, respiratori e può addirittura portare a manifestazioni di tipo anafilattico.
L’età media d’inizio della sintomatologia è intorno ai tre mesi ma la malattia può insorgere anche più precocemente. Nella metà dei casi si tratta di un fenomeno IgE mediato mentre nella restante metà dei casi può essere un fenomeno mediato da cellule o addirittura da immunocomplessi. Sulla base di tale patogenesi s’individuano reazioni di tipo immediato (quali anafilassi, orticaria, eczema, asma), reazioni intermedie (come il vomito e la diarrea) che insorgono dopo 1-20 ore dall’ingestione dell’allergene e reazioni tardive ( vedi peggioramento dell’eczema) che si presentano dopo 20 ore dall’assunzione dell’alimento scatenante. Nei lattanti con sintomi suggestivi per APLV è possibile arrivare ad una diagnosi di certezza mediante l’esecuzione di test cutanei specifici (Prick-test e PricK by Prick), il dosaggio nel sangue delle IgE specifiche (RAST), l’utilizzo di diete di eliminazione e di scatenamento quando la sintomatologia non è IgE mediata. La prevenzione e ‘ fondamentale in questa patologia. Fondamentale e’ individuare le categorie maggiormente a rischio (essenzialmente i lattanti con doppia familiarità allergica, soprattutto di tipo alimentare), l’ allattamento esclusivo al seno e più a lungo possibile, di escludere dalla loro dieta proteine del latte vaccino e dell’uovo durante l’allattamento, d’iniziare lo svezzamento in modo molto graduale con dieta ipoantigenica, di eseguire una profilassi ambientale per acari della polvere, muffe, fumo di sigaretta ed epiteli animali. Se l’allattamento al seno non fosse possibile, si utilizzeranno sostituti del latte materno. Una volta stabilita la dieta appropriata ed ottenuto il miglioramento dei sintomi, è opportuno chiedersi se la dieta senza latte e latticini dovrà essere seguita per tutta la vita o se col tempo si stabilirà una “tolleranza”. Generalmente la maggioranza dei bambini (almeno il 75%) diviene tollerante dopo i 2 /3 anni di età, soprattutto quei bambini con sintomi non IgE mediati. Fattori prognostici sfavorevoli per l’induzione della tolleranza sono rappresentati dalla precocità di esordio dei sintomi, dalla familiarità per atopia dalla positività di RAST e/o Prick-test specifici, dalla presenza di sintomi immediati ed extraintestinali.