Un pò di storia.
E’ responsabile del 50 per cento delle allergie respiratorie e proprio 50 anni fa l’acaro della polvere venne scoperto e messo in relazione alla polvere e alle malattie. I sintomi di allergia respiratoria causati dall’acaro sono stati oggetto di interesse scientifico fin dagli anni 1925/1930. Il ricercatore Storm van Leeween, dell’Università di Leiden, suppose che l’acaro fosse coinvolto nell’origine dell’allora misterioso “allergene della polvere della casa”. Egli tuttavia non riuscì a dimostrare una stretta relazione tra acaro e la proprietà allergenica della polvere di casa. Alla sua morte le sue osservazioni furono riprese dall’allergologo e microbiologo Prof. R. Woorhost della Clinica Universitaria di Leiden, Il quale si dedicò in particolare agli studi delle possibili fonti, come i funghi, i peli di animali, gli acari, dell’allergia della polvere di casa.
A partire dal 1962, il Prof. Woorhost iniziò a collaborare con una studentessa, dell’Università di Leiden, di zoologia e botanica, Marine Spieksma Bozeman, identificando direttamente nella polvere di casa una specie di acaro fino ad allora sconosciuta, che venne classificata come Dermatophagoides.
Marine Bozeman, proseguendo nelle sue ricerche, stabilì un rapporto tra la reattività cutanea provocata da campioni di polvere di casa e il numero di acari presenti. I suoi studi vennero proseguiti dal marito Frits Spieksma, laureatosi, con molto successo, all’Università di Leiden nel 1967, presentando la dimostrazione che 10 specie di acaro, in precedenza sconosciute, erano in verità la causa delle allergie da polvere da casa.
Gli acari della polvere (Dermatophagoides pteronissinus e farinae) sono piccoli organismi, visibili solo al microscopio, che si trovano negli ambienti ove vivono uomini e animali.
Per sopravvivere si nutrono delle microscopiche scaglie della nostra pelle (forfora e desquamazione cutanea). Essi sono innocui, salvo che nei soggetti allergici, in cui possono indurre rinite, congiuntivite, eczema, tosse e asma. Le sostanze prodotte dagli acari in grado di provocare allergia (gli allergeni) sono, in particolare, le loro feci che si liberano nell’aria e vengono facilmente inalate: di conseguenza vengono in contatto con organi o apparati sensibilizzati provocando la tipica sintomatologia allergica Vivono e si riproducono bene in ambienti caldi e umidi (umidità superiore al 70%). Preferiscono oggetti costituiti da materiale naturale (ad esempio lana) piuttosto che sintetico. La loro presenza si concentra particolarmente all’interno di cuscini, materassi, coperte e piumini. Di conseguenza la temperatura di un materasso su cui dorme un individuo (dai 20° ai 30° C), l’umidità relativa (sudore) sprigionata dal corpo umano e le squame che si staccano dalla cute del paziente (per sfregamento della pelle con le lenzuola) sono elementi ideali per lo sviluppo degli acari. La presenza degli acari dipende in parte dall’umidità dell’atmosfera: ambienti che sono allo stesso tempo secchi e freddi sono meno adatti alla loro proliferazione. Da queste sedi gli acari si diffondono nell’ambiente circostante, annidandosi preferenzialmente nei materiali che raccolgono più polvere (pavimenti, tappeti, tendaggi, peluches, libri).
Il periodo di massima concentrazione ambientale è costituito dalle stagioni autunnale ed invernale. Gli acari non sopravvivono ad altitudini superiori ai 1500 metri.
La profilassi ambientale è fondamentale
Con opportuni interventi sull’ambiente (profilassi ambientale) è possibile:
. ridurre, nelle persone allergiche, la gravità della sintomatologia, il consumo di
farmaci e la necessità di frequenti ricoveri in ospedale
. prevenire la comparsa di malattie allergiche
. ostacolare la comparsa di asma nei bambini che hanno eczema ed allergia
alimentare e che sono quindi ad alto rischio di successivo sviluppo di malattie
allergiche dell’apparato respiratorio
. fare regredire la sensibilità agli allergeni ed i sintomi da allergia
. diminuire il rischio di sviluppare allergia a più sostanze, fenomeno che comporta lo
sviluppo di sintomi più gravi
. prevenire la comparsa di malattie allergiche nei figli delle persone allergiche.
La terapia farmacologica si basa sull’uso di antistaminici e cortisonici, oltre i supporti farmacologici in caso di sintomi respiratori come asma. In alcuni casi il
medico specialista può prescrivere una terapia desensibilizzante che
prevede l’utilizzo di un vaccino antiallergico.
Arredare la camera da letto del bambino con mobili semplici, possibilmente di superficie liscia e di forma regolare, che possano essere facilmente puliti a fondo tutti i giorni. Eliminare mobili imbottiti con lana, piume o materiali vegetali.
Usare copri materassi e copricuscini in materiale impermeabile agli allergeni, ma traspirante. Nessun materasso è da considerarsi privo di allergeni e anche quelli in lattice contengono acari al contrario di quanto comunemente ritenuto.
Coperte e sopraccoperte devono essere lavate frequentemente (ogni una – due settimane) e messe ad arieggiare tutti i giorni. Anche le lenzuola devono essere lavate spesso (almeno una volta alla settimana) in acqua molto calda (a 55-60°C). Il bambino allergico deve evitare di fare giochi che permettano ai dermatophagoides di migrare da un psto all’altro tipo salti su letti e moquette.
Tende e tappeti devono essere di cotone o tessuto sintetico e vanno lavati frequentemente. Le tende è preferibile che siano piccole, “a finestra”.
Il pavimento deve essere facilmente pulibile: consigliabile il pavimento in ceramica o marmo ed accettabile quello in legno o linoleum. È invece sconsigliata la moquette che anzi va rimossa in presenza di allergie gravi.
Tenere pochi giocattoli, libri, giornalini e soprammobili vari (tutti oggetti in cui si accumula la polvere) e mantenerli il più possibile chiusi in cassetti o armadi. Evitare i giocattoli di peluche e preferire, invece, quelli di metallo, legno, gomma. Gli animali di peluche possono essere messi nel freezer per 12-24 ore, lasciati poi a temperatura ambiente per 30-60 minuti ed infine lavati delicatamente: le basse temperature uccidono infatti gli acari che vengono successivamente rimossi con il lavaggio. Non tenere animali imbalsamati.
Per le pulizie domestiche usare un aspirapolvere elettrico adeguato, dotato di filtri ad alta efficienza, e panni umidi: non eseguirle comunque in presenza del bambino. Efficace si è dimostrata anche la pulizia con vapore (150°C). Aprire le finestre durante le operazioni di pulizia. Usare sacchetti per l’aspirapolvere a doppio spessore o filtri con piccoli pori può ridurre in maniera consistente l’ammontare di acari nell’aria. I pazienti più sensibili potrebbero trovare conveniente indossare una maschera mentre si passa l’aspirapolvere per ridurre l’ammontare di allergene inalato.
Il sistema di riscaldamento può essere fonte di abbondante polvere: pulire attentamente i termosifoni. Nelle case fornite di aria condizionata l’applicazione di filtri può diminuire la concentrazione allergenica. Nelle case umide o in periodi di umidità elevata far funzionare un deumidificatore. Un altro modo per ridurre la formazione degli acari è ridurre l’umidità in casa a meno del 50% e mantenere la temperatura della stanza a 21 gradi .
Gli irritanti respiratori come i detergenti per la casa, i cosmetici profumati e i
prodotti di pulizia, i colori e le vernici fresche devono essere evitati o confinati in zone ben ventilate.
Non esporre il bambino al fumo della sigaretta, sia attivo che passivo: chi è esposto al fumo passivo presenta infatti un rischio aumentato di due – tre volte di sviluppare malattie allergiche rispetto a chi non è esposto.
Alcune semplici regole di profilassi possono ridurre il rischio di patologia